Regno d'Italia

A circa ottant’anni di distanza dalle Costituzioni di sua maestà per l’Università degli studi di Cagliari, il 27 settembre 1842, vennero emanate le Regie Patenti colle quali dannosi da S.M nuovi ordinamenti alle leggi e discipline per la regia Università degli Studi di Cagliari, le quali introdussero diverse innovazioni, lasciando comunque invariata l’organizzazione universitaria stabilita nel 1764.

Venne reintrodotta la figura del rettore con il compito di garantire l’ordine, di vigilare sugli insegnamenti impartiti nell’ateneo e di scegliere tra i professori delle diverse facoltà i cinque candidati per la carica di rettore. Furono, inoltre, confermate le cinque facoltà già esistenti nell’ateneo cagliaritano: Filosofia e Belle Arti, Leggi, Medicina, Chirurgia e Teologia, che fu soppressa nel 1873; ognuna di esse possedeva un prefetto nominato dal re o confermato ogni sei anni fra «i soggetti dei rispettivi collegj li più distinti e zelanti».

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Decreto di istituzione dei Consigli Universitari i Cagliari e Sassari

Decreto di istituzione dei Consigli Universitari i Cagliari e Sassari

Con la richiesta ufficiale dell’unione “perfetta” della Sardegna con gli Stati sabaudi di Terraferma, accolta dal re Carlo Alberto nel novembre del 1847, fu annunciata la soppressione del Magistrato sopra gli Studi e, con Regio Decreto del 18 settembre 1848, sia a Cagliari che a Sassari, nacque il Consiglio Universitario composto «di un Presidente scelto dal Re, di quattro Professori attuali od emeriti appartenenti alle quattro Facoltà di Teologia, di Leggi, di Medicina e Chirurgia, di Filosofia ed Arti, nominati dal re sopra altrettante terne formate dai Collegi delle Facoltà: a quello si aggiungerà un Membro, che verrà dal Re nominato e scelto tra le persone illustri per merito scientifico e letterario».

Le sue competenze principali erano la direzione amministrativa e disciplinare dell’università, la stesura dei regolamenti e dei corsi e l’esame dei titoli dei candidati alle aggregazioni ai collegi. I Consigli Universitari vennero aboliti e i loro compiti trasferiti al rettore e ai Consigli di Facoltà con la legge 22 giugno 1857, n. 2328, completata dal Regolamento del 4 luglio successivo. Per quanto concerne l’Università di Cagliari, cessò di svolgere le sue funzioni nell’agosto del 1857.

I numerosi cambiamenti, in linea con l’organizzazione e la specializzazione degli studi superiori in ambito italiano ed europeo, fecero sì che per l’intero Ottocento, l’ateneo cagliaritano attraversasse fasi di instabilità, nelle quali si vennero a manifestare forti segnali di arretramento. L’irreversibile declino porterà, per effetto della legge Matteucci, del 1862 al declassamento dell’ateneo: ciò comportava la decurtazione del 40% degli stipendi dei professori ordinari appartenenti alle università del gruppo B rispetto a quelli dei colleghi delle università inserite nella più prestigiosa fascia A.

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regio decreto 1859

Regio Decereto 13 novembre 1859

Le restrizioni della legge Matteucci acuivano le iniquità che già la legge Casati aveva creato in materia di facoltà, in numero di professori, in corsi di laurea attivabili e in titoli che ciascuna sede poteva rilasciare. Il nuovo Regolamento Generale del 14 settembre dello stesso anno introdusse il Consiglio accademico, organo collegiale composto dal rettore e dai presidi delle facoltà, a cui era affidata la direzione amministrativa e disciplinare delle facoltà.

Le differenziazioni retributive tra gli insegnanti incoraggiavano la transitorietà dei docenti; questa situazione causava evidenti ripercussioni sulla continuità della didattica, sulla qualità generale dei corsi e sulla possibilità di stabilire o rafforzare tradizioni di studio e di ricerca che si fossero eventualmente create.

A dispetto di un quadro d’insieme caratterizzato da grandi carenze, non mancarono nell’ateneo cagliaritano alcune espressioni di eccellenza nei campi delle scienze quanto delle lettere: ad esempio, il botanico Patrizio Gennari, il fisico elettricista Antonio Pacinotti, il matematico Antonio Fais, il chimico Giuseppe Missaghi, il geologo e paleontologo Domenico Lovisato.

Il 3 ottobre 1875 venne approvato il nuovo Regolamento Generale Universitario promosso dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Ruggero Bonghi. Novità principale fu l’ingresso delle donne all’università: venne infatti sancito che potessero «essere iscritte nel registro degli studenti e degli uditori ove presentino i documenti richiesti». L’anno successivo il Ministro Coppino emanò un nuovo Regolamento Universitario, di poco differente dal precedente e cambiarono anche i Regolamenti interni delle Facoltà, che andarono a ridefinire i compiti del Consiglio Accademico e del Consiglio di Facoltà.

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orto botanico

Orto botanico

Agli inizi degli anni Ottanta si riaprì la questione del pareggiamento: furono portati avanti diversi tentativi con il Comune, la Deputazione provinciale di Cagliari e la Cassa di Risparmio per rimettere in motto il processo di realizzazione di un consorzio disposto a prendersi l’onere della spesa del passaggio dell’università alla prima classe.

I continui cambiamenti del quadro politico non facilitavano la risoluzione di una questione che ormai si trascinava per quasi 40 anni. Solo il 19 luglio 1902 si giunse alla firma della convenzione per il pareggiamento dell’Università di Cagliari da parte del ministro Nuzio Nasi e i rappresentanti della Provincia e del municipio Eugenio Boy e Giuseppe Picinelli.

Qualche mese prima, era stato approvato il nuovo Regolamento Generale Universitario, in sostituzione del precedente del 26 ottobre 1890.  Non differiva, in materia di autorità e compiti del rettore, dal Regolamento emanato dal ministro Coppino.

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pareggiamento dell’università

Monumenti in ricordo del pareggiamento dell’università

Il profondo processo di mutamento strutturale dell’istituzione, dell’ordinamento degli studi e del mondo accademico è legato a due riforme, una realizzata nel 1923, ma non d’impronta fascista e l’altra del 1939, d’impronta fascista, ma non compiutamente realizzata. Con la riforma Gentile, adottata con R.D. 30 settembre 1923, n. 2102, mutarono radicalmente le finalità dell’istruzione superiore, che era chiamata a «promuovere il progresso della scienza e […] fornire la cultura scientifica necessaria per l’esercizio degli uffici e delle professioni».

Venivano suddivise, a seconda del contributo finanziario pubblico di cui giovavano, in: statali di tipo A, interamente a carico del bilancio dello Stato, tra le quali era inclusa Cagliari; statali di tipo B, al mantenimento delle quali lo Stato concorreva con un contributo annuo; e in università libere, prive del contributo finanziario statale.

Il decreto contemplava solo quattro facoltà (cioè Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Medicina e Chirurgia, Scienze matematiche, fisiche e naturali) e tre scuole (Farmacia, Ingegneria, Architettura), ma dava anche la possibilità di costituire facoltà e scuole per fini speciali e scuole di perfezionamento; prevedeva inoltre istituti di studi superiori (Economia e Commercio, Medicina veterinaria, Agraria, Ostetricia, Magistero).

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gentile

Giovanni Gentile, ministro della Pubblica Istruzione

Circa il governo dell’università, con la riforma Gentile trovava conferma e veniva rafforzata la prevalenza di un modello gerarchico e autoritario. Il rettore era nominato dal re tra i docenti stabili, ritornando così al modello proposto dalla legge Casati. Il Senato Accademico prendeva le decisioni legate alla didattica ed era composto dal rettore, dal rettore uscente e dei presidi di facoltà e dai direttori di scuole e, per un breve periodo anche da un membro eletto dal Collegio generale dei professori.

Al Consiglio di Amministrazione erano affidate le disposizioni di carattere amministrativo finanziario ed era composto dal rettore, da due professori stabili, da due rappresentanti del governo (uno dell’intendenza di finanza provinciale e uno nominato dal ministro) e, successivamente, anche dal direttore amministrativo.

I presidi di facoltà e i direttori delle scuole erano nominati dal ministro tra i professori stabili della facoltà o della scuola su proposta del rettore; il Consiglio di facoltà o della scuola adottava le decisioni ad esse concernenti.

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Registro delle lezioni di Storia delle religioni tenute dal prof. Alberto Pincherle

Registro delle lezioni di Storia delle religioni tenute dal prof. Alberto Pincherle

Il rinnovato modello universitario voluto dal ministro ridefiniva l’identità del docente e modificava le modalità di reclutamento e di valutazione dei professori. Questi si distinguevano in professori di ruolo, a carico del bilancio statale, e in professori incaricati, a carico del bilancio universitario; ad essi si aggiungevano i liberi docenti, la cui abilitazione veniva attribuita per un quinquennio.

Significativi sono il R.D. 13 gennaio 1927, n. 38, con il quale si dispose che non potevano essere ammessi a concorsi, o ottenere la nomina, coloro i quali «a insindacabile giudizio dell’amministrazione» non avessero posseduto il «requisito della regolare condotta morale e politica», e l’articolo 18 del R.D. 28 agosto 1931, n.1227, il quale disponeva che «I professori di ruolo e i professori incaricati nei Regi istituti d’istruzione superiore sono tenuti a prestare giuramento; è noto, peraltro, che soltanto dodici professori si rifiutarono di prestare tale giuramento.

Nella seconda metà degli anni Trenta, dall’università del liberalismo autoritario di Gentile, basata sull’esaltazione della scienza, si passava definitivamente all’università fascista di regime, incentrata su finalità professionalizzanti. I presidi erano nominati dal ministro, che sceglieva anche un ulteriore membro del CdA. Il Ministero, inoltre, dettava le norme per la compilazione degli statuti e invitava le cerimonie inaugurali dell’anno accademico a una «linea di svolgimento uniforma in tutte le sedi universitarie […] con opportuno risalto degli atti di consapevole adesione degli insegnanti al fascismo e al regime».

Con il R.D.L. 20 giugno 1935, n. 1071, venne abolita la distinzione tra università di tipo A e di tipo B, che persero la loro autonomia e la disciplina degli studi superiori venne uniformata. Nello specifico, vennero trasferiti al ministro i poteri in precedenza acquisiti dalle università, riguardanti la destinazione dei posti di ruolo, la nomina e trasferimento dei professori e il conferimento di incarichi d’insegnamento. Inoltre, le tipologie di laurea da rilasciare e le materie fondamentali e quelle complementari per i corsi di studio venivano scelte a livello centrale, venendo così a mancare la libertà d’insegnamento.

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Lettera del rettore sugli insegnanti di razza ebraica

Lettera del rettore sugli insegnanti di razza ebraica

Il rigido e uniforme sistema universitario voluto dal ministro De Vecchi rimase tale anche con il suo successore e trovò attuazione concreta nel nuovo ordinamento didattico universitario, dispensato dal ministro Bottai, con il R.D. 30 settembre 1938, n. 1652. 

Nel quadro di una dittatura che da subito si era definita imperialistica e che cercava di mettere in atto un’ambiziosa politica di potenza, dando vita al mito di un “nuovo” italiano come espressione di una razza superiore, gli ebrei furono individuati come principale nemico interno, in quanto colpevoli di essere un elemento di contrasto alla grandezza italiana. Partendo da questi presupposti, il regime fascista ebbe gioco facile nel proporre specifici provvedimenti legislativi tesi a colpire i nemici della nazione». Il ministro Bottai lasciò un segno indelebile: l’espulsione degli ebrei dall’università fu avviata con tempestività nell’estate del 1938. 

Dopo la pubblicazione del Manifesto del razzismo italiano il 14 luglio 1938, nell’arco di soli tre mesi si bloccarono le assunzioni di professori ebrei, avvenne il censimento del personale docente e non docente e, infine, con il R. D. L. 1390/1938, Provvedimenti per la difesa della razza nella Scuola fascista, furono definitivamente allontanati studenti e professori ebrei dalle scuole d’ogni ordine e grado.

Le leggi razziali colpirono tutti gli atenei del Regno. Nello specifico, dall’Università di Cagliari furono espulsi i docenti Teodoro Levi, Alberto Pincherle e Camillo Viterbo; mentre a Sassari furono allontanati i professori Michelangelo Ottolenghi e Luigi Pinelli. Nell’ateneo cagliaritano, inoltre, anche alcuni concorrenti ai concorsi per docenze banditi prima della promulgazione della legge furono colpiti dai provvedimenti.

Nel febbraio del 1943, alle soglie del crollo del regime, Bottai dovette consegnare la “sua Università in uniforme” a Carlo Alberto Biggini. Non vi era più tempo per quella riforma che doveva trasformare l’università in un pilastro dello stato corporativo e dell’impero. Tuttavia, sarà proprio quella riforma incompiuta a condizionare la vita accademica nell’Italia repubblicana.

Bibliografia essenziale

Autori: Cristina Cabras, Federico Cocco
Revisori: Elisa Demartini, Antonio Dettori
Grafici: Elisa Demartini
Fotografie: Eleonora Todde, sito unica.it
Coordinamento scientifico: Eleonora Todde