Sede

Chi, oggi, percorre il quartiere cagliaritano di Castello non può intuire la storia travagliata del grande complesso architettonico proteso lungo il versante meridionale della roccaforte. Caratterizzato da un’immagine elegante e unitaria, l’edificio settecentesco ospita la sede storica dell’Università degli Studi, la sua ricca biblioteca e un museo, nel quale sono custodite le splendide opere d’arte e artigianato della collezione Luigi Piloni.

La costruzione di tale edificio, caratterizzato da un’immagine raffinata e armonica, fu una delle campagne edilizie più importanti nella Sardegna del tardo ’700: voluto dall’amministrazione sabauda durante il regno di Carlo Emanuele III, il palazzo costituisce una delle massime espressioni dell’architettura tardo-barocca della Sardegna.

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Carta di Cagliari – Civitates orbis terrarum (Braun e Hogenberg)

Carta di Cagliari – Civitates orbis terrarum (Braun e Hogenberg)

L’esigenza di istituire, nella capitale del Regno di Sardegna, una sede universitaria era fortemente sentita, fin dalla metà del Cinquecento. La bolla pontificia di Paolo V, datata 12 febbraio 1607, sancì la fondazione canonica dell’ateneo, e il privilegio reale del 31 ottobre 1620, che definì la volontà sovrana di creare a Cagliari l’università. Le costituzioni per il suo funzionamento furono approvate nel 1626, epoca dell’effettivo inizio dei corsi accademici. 

Per l’interessamento e con l’ausilio del dottore in Legge Monserrat Rossellò, si cercarono, all’interno del Castello, gli spazi più adatti ad ospitare l’istituendo Studium. Già nel 1603 si procedette all’acquisizione di alcuni locali, acquistandoli man mano da diversi cittadini cagliaritani. La scelta definitiva cadde su un sito esistente nei pressi della Torre di San Pancrazio, fra le attuali Via Lamarmora e Via Canelles, allora occupato dai Benedettini della Iglesia y Casa de Monserrate che, in accordo con le competenti autorità ecclesiastiche si decise di far trasferire fuori delle mura cittadine. Avvenuto lo sgombero dei locali da destinare a sede del nuovo ateneo, iniziarono i complessi lavori di riattamento. Il 27 marzo 1613, però, essi dovettero essere interrotti a seguito morte di Rossellò.

A pochi anni dall’avvio delle attività universitarie iniziarono a manifestarsi difficoltà sempre crescenti che ne determinarono una progressiva ed inarrestabile decadenza. Prova tangibile delle preoccupanti difficoltà in cui si dibatteva l’istituzione, aggravata dalle ripetute pestilenze e carestie, è l’uso improprio cui furono destinati alcuni locali ormai abbandonati.

Nel 1682 la situazione peggiorò ulteriormente ed in modo quasi irreversibile, poiché il re Carlo II, per far fronte alla profonda crisi economica che affliggeva la Corona, dispose l’incameramento delle rendite delle varie università, compresa quella cagliaritana. La vita dell’ateneo proseguiva stentatamente rendendo indispensabile, per la sua ripresa, una radicale riforma dell’istituzione, accompagnata da un adeguato rifinanziamento che fu portato a termine nel corso del XVIII secolo con il passaggio del Regno di Sardegna dagli Asburgo d’Austria ai Savoia.

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Progetto Belgrano

Nel 1755 venne nominata una commissione qualificata che studiasse come riformare radicalmente l’antico ateneo. Don Giovanni Battista Lorenzo Bogino, Segretario di Stato per gli Affari di Sardegna, intervenne in modo deciso presso il viceré Don Francesco Tana, dimostrando, con vari atti, di voler risolvere la grave situazione finanziaria e organizzativa in cui versava l’Università di Cagliari, riformandone l’ordinamento in maniera radicale.

Il 12 luglio 1763 il papa Clemente XIII emanò la bolla pontificia di ricostituzione dell’Università di Cagliari, dal titolo “Divinas humanasque scientias”; il 28 giugno 1764 il re Carlo Emanuele III sottoscrisse il Regio Diploma contenente le Costituzioni di Sua Maestà per l’Università di Cagliari le quali sancivano la tanto attesa restaurazione.

Intanto, un’apposita autorevole commissione formata dall’arcivescovo, dal reggente la Reale cancelleria, dal giudice della Reale udienza, dall’Intendente generale e dall’architetto militare sabaudo conte Saverio Belgrano di Famolasco, ritenne conveniente abbandonare il progetto di ristrutturazione del vecchio edificio dell’università, situato presso la Torre di San Pancrazio, in favore di uno nuovo, redatto dall’ingegner Belgrano. Esso prevedeva la costruzione di un edificio del tutto nuovo, da realizzarsi sugli spalti dell’ampio e panoramico bastione di Sant’Antonio o del Balice, unica porzione del quartiere di Castello sufficiente ad ospitarlo. A questo scopo, sarebbero stati abbattuti i vecchi e fatiscenti locali denominati Quartieri Spagnoli, poiché occupati dalle truppe reali catalano-aragonesi.

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Pianta dei locali dell’università di Cagliari (1764)

Pianta dei locali dell’università (1764)

Tale progetto prevedeva la realizzazione di un complesso unitario, comprendente un nuovo Palazzo dell’Università e un nuovo Palazzo del Seminario Tridentino; quest’ultimo si disponeva in posizione simmetrica rispetto all’università, allora in fase di costruzione. Centro e cardine compositivo del rinnovato polo culturale, uno spazioso e scenografico teatro, collocato nel segmento mediano dell’edificio, il cui fronte architettonico avrebbe dovuto occupare l’intero profilo occidentale della contrada del Balice. Il progetto, sottoposto all’approvazione del Congresso degli edili di Torino, presieduto dal Generale Antonio Felice De Vincenti, fu respinto con la richiesta di eliminare il teatro interposto fra le cappelle dei due palazzi, in quanto ritenuto sconveniente nel contesto di due istituzioni quali l’università e il seminario. Con l’eliminazione del teatro il complesso culturale del Balice si avvicinò alla conformazione attuale.

Accantonata dunque l’idea di costruire il teatro e sospesa momentaneamente anche la costruzione del palazzo del Seminario Tridentino, si decise di attuare almeno il progetto riguardante il palazzo dell’università. Il 28 giugno 1765 il Comune di Cagliari deliberò la permuta con il Real Patrimonio del vecchio edificio dell’ateneo, da destinarsi a nuova sede per le truppe reali, in cambio della loro sede sul Bastione del Balice, dove si sarebbe dovuta edificare appunto la nuova sede dell’università progettata da Belgrano. I lavori, realizzati dall’impresario Giacomo Arthemalle e dai suoi figli, consistettero nella demolizione dei vecchi edifici militari e nello sbancamento del terreno per edificarvi il nuovo stabile per l’ateneo; l’opera fu innalzata sopra un robusto sottofondo, ottenuto riutilizzando numerose palle da catapulta ammassate presso gli stabilimenti militari vicini e che oggi è possibile ritrovare allo stato erratico presso il cortile interno del palazzo.

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Aula Magna del Rettorato

Aula Magna del Rettorato

Nel tempo intercorrente fra la cessione del vecchio edificio e la realizzazione del nuovo, le varie attività accademiche si svolsero, in condizioni di ristrettezza e precarietà, utilizzando alcuni locali messi a disposizione dai Gesuiti e dagli Scolopi, i quali consentirono lo svolgimento delle lezioni nei conventi di santa Croce e di san Giuseppe Calasanzio, senza richiedere alcun compenso. Ultimati i lavori, il primo settembre 1769, in occasione dell’apertura dell’anno accademico, fu inaugurata solennemente la nuova sede dell’ateneo che, da allora, a ricordo del suo illustre progettista, iniziò ad essere conosciuta come Palazzo Belgrano.

Il nuovo palazzo si presentava ampio, moderno e luminoso, armonicamente inserito all’interno dell’antico Castello, fra la cinta fortificata pisana e quella spagnola, vicinissimo sia alla sede del potere civile, rappresentato dal viceré e dal palazzo reale, che a quella del potere religioso, rappresentato dall’arcivescovo e dalla Cattedrale.

Successivamente, in seguito a ripetuti cedimenti della struttura, le scenografiche gallerie realizzate al piano terra e prospicienti verso il mare furono ridotte a misura delle altre finestre e per gli stessi motivi statici furono occluse le tre arcate al primo piano, prospicienti sul cortile interno. Nonostante queste modifiche al progetto originale, l’imponente edificio è ancora oggi capace di suscitare lo stupore e l’ammirazione dei visitatori per la superba panoramica che offre sulla città e sul meraviglioso golfo di Cagliari.

Bibliografia essenziale

Autori: Laura Cogoni, Bruno Visentin
Revisori: Elisa Demartini, Antonio Dettori
Coordinamento scientifico: Eleonora Todde