Con la conclusione del conflitto, la Sardegna, pur tra le molte difficoltà, vedeva progressivamente normalizzarsi la situazione interna. La città di Cagliari, colpita duramente dai bombardamenti alleati fino all’armistizio dell’8 settembre ’43, si era spopolata e le strutture dell’università erano state pesantemente danneggiate.
A differenza di quanto era accaduto a Sassari, a Cagliari il normale corso delle lezioni era stato compromesso e poté riprendere in modo più o meno regolare solo al finire della guerra. I danni subiti determinavano una situazione critica, ulteriormente aggravata dal netto incremento degli iscritti, che ammontavano adesso a 2.500, per la cui gestione, pur nelle generali ristrettezze economiche del momento, era necessario l’intervento del Ministero della Pubblica Istruzione.
Bastione di Saint Remy (1943)
Sorgeva l’esigenza di interventi per la Facoltà di Medicina e per l’Istituto di Geologia, cui si aggiungeva la necessità di specifici provvedimenti per gli oltre 440 studenti reduci dalla prigionia e dai campi di concentramento. Occorreva migliorare e ampliare l’offerta formativa anche come segnale della rinascita dagli orrori del conflitto: non a caso, qualche anno dopo, il nuovo rettore Antonino D’Angelo chiedeva l’istituzione delle Facoltà di Ingegneria Civile e di Economia e Commercio e la sistemazione edilizia della Facoltà di Giurisprudenza con il corso di Scienze Politiche.
A livello nazionale la gestione rigidamente accentrata dell’università sopravvisse a lungo alla caduta del regime, nonostante alcuni decreti luogotenenziali ne avessero espunto gli aspetti più antidemocratici. Veniva fatto decadere il giuramento di fedeltà e ripristinati la figura del rettore e gli organi elettivi accademici; sulla questione dell’autonomia universitaria poi, in sede costituente, le forze politiche giunsero ad una soluzione di compromesso concretizzatasi infine nell’art. 33, che all’ultimo comma prevedeva che «Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato».
La Regione autonoma nacque dall’approvazione dello Statuto speciale nel 1948 e l’anno successivo elesse il primo Consiglio regionale. Per l’università sarda, questo significò, tra l’altro, l’aprirsi di nuovi canali di finanziamento che si sarebbero radicati nel tempo. L’Università al momento avrebbe verosimilmente potuto contare su due importanti alleati nella neonata Giunta Regionale: i democristiani Luigi Crespellani, presidente della Giunta e membro del Cda dell’Ateneo, e Giuseppe Brotzu, assessore alla Pubblica Istruzione oltre che ex rettore.
Giuseppe Brotzu
Gli inizi degli anni Cinquanta portarono diverse novità. Con la Legge 22/1952, la Facoltà di Ingegneria mineraria venne mutata in Facoltà di Ingegneria con due sottosezioni, Mineraria e Edile. Quest’ultima attirò fin da subito un numero importante di studenti, rendendo sempre più necessario un miglioramento dell’area di Piazza d’Armi, sostituendo il caseggiato provvisorio del ‘39.
Con la Legge 611/1954, nasceva poi la Facoltà di Economia, insediata in viale fra’ Ignazio, già sede provvisoria della Facoltà di Ingegneria, e che l’anno successivo avrebbe accolto nei suoi locali anche la Facoltà di Giurisprudenza, col corso di Scienze politiche.
Il corpo docente conosceva in questo periodo un primo svecchiamento, ciò anche per venire incontro all’incremento delle iscrizioni, passate a 2.850 nell’anno accademico 1953-1954, e che sarebbero cresciute considerevolmente negli anni successivi.
Dal punto di vista finanziario, per tutti gli anni Cinquanta la situazione dell’ateneo avrebbe sofferto di limiti e carenze, sostanziali miglioramenti si sarebbero visti solo verso la fine del decennio. Il rettore Peretti, succeduto a D’Angelo nel 1955, inaugurando l’anno accademico 1958-1959, sottolineò come Comune e Provincia avevano elevato la quota di compartecipazione al Consorzio Universitario, con un contributo rispettivamente di 294 e 150 milioni, mentre la Regione aveva predisposto dei provvedimenti di legge per un piano edilizio e di finanziamento da un miliardo.
Solo alla fine del decennio, la Regione avrebbe iniziato ad esercitare un ruolo incisivo a sostegno dei due atenei sardi; la Regione decise, infatti, di erogare alle Università sarde cinquecento milioni in dieci anni, provvedimento che inciderà profondamente sullo sviluppo dei due atenei. L’ateneo era parzialmente riuscito a sopperire alle difficoltà economiche allargando la rete dei suoi sostenitori, con l’ingresso nel Consorzio Universitario del Banco di Sardegna e del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Foto d’epoca delle cliniche universitarie
Nel 1955 si ottenne l’acquisizione del palazzo dell’ex Seminario tridentino di via Università, anno in cui inoltre si lavorava alla realizzazione del primo plesso di Lettere e Magistero, cui seguiva il completamento del secondo nel 1957 insieme al nuovo edificio di Geologia e Mineralogia. Nello stesso anno, si raggiunse anche un accordo con la Direzione Generale Biblioteche per l’ampliamento della Biblioteca Universitaria, che avrebbe ceduto all’università alcuni locali per l’ampliamento degli uffici amministrativi e del Rettorato. Alla fine degli anni Cinquanta, veniva completata anche la Casa dello Studente in via Trentino, che ospitava i primi studenti nel 1963, pur con pesanti carenze nell’arredo; infine veniva completato il complesso di viale Merello/via Peschiera, costruito nella Piazza d’Armi, ormai dismessa dalle autorità militari.
La Legge 585/1966 istituì la figura del professore aggregato; con la Legge 62/1967 si predisposero nuove assunzioni e si provvide a fissare nuove norme per l’insegnamento e per gli assistenti volontari; infine, nel 1966, grazie alla Legge 602, venne esteso ulteriormente l’accesso alle facoltà universitarie ai diplomati tecnici e magistrali, pur persistendo la logica selettiva.
Tutti questi provvedimenti, tuttavia, non servirono a scongiurare l’endemica emergenza dell’università italiana, sempre più obsoleta, distante da una popolazione studentesca in forte incremento e già messa in discussione dalle proteste del 1968, che si erano opposte all’università presente e a quella che si stava delineando con la riforma Gui: il movimento si scagliava soprattutto contro gli aspetti giudicati classisti, tra questi la tripartizione dei titoli di studio, vista come causa di differenziazione tra gli studenti dei vari ceti.
Proteste studentesche del '68
Come già nel resto d’Italia, la proposta di riforma Gui divenne bersaglio del movimento studentesco sardo, che si rivolgeva in generale contro il sistema accademico, il presunto classismo del sistema baronale e la sottomissione della ricerca scientifica al sistema capitalista, che divenne presto l’oggetto privilegiato della contestazione. Come già altrove, anche in Sardegna l’occupazione fu uno strumento ampiamento utilizzato dal movimento studentesco. A Cagliari la contestazione si svolse sotto i rettori Peretti e poi Boscolo, docente di storia medievale eletto nel 1970.
Nel ’68 venne occupato il Rettorato, azione contro la quale venne richiesto l’intervento della polizia che procedette con lo sgombero dei locali. L’occupazione della Casa dello Studente, che protestava per le carenze del servizio, ottenne invece riconoscimento sia dal mondo universitario che dalla politica regionale: il noto archeologo Giovanni Lilliu, consigliere regionale della sinistra democristiana, richiedeva un intervento radicale da parte della Regione per venire incontro alle esigenze degli studenti. Analogamente, il Senato accademico, riconoscendo le carenze, richiese un contributo immediato di tre miliardi e tentò di ottenere una stabilizzazione dell’intervento regionale con un piano di interventi quinquennale.
Per gran parte degli anni Settanta, si procedette ad approvare leggi settoriali che cercarono di accompagnare la trasformazione di un’università sempre più di massa. Vi furono dei tentativi di rilanciare la riforma, ma gli anni di piombo e la fine della solidarietà nazionale resero impraticabile un progetto che avrebbe richiesto un concerto di forze.
Per l’Università di Cagliari la riforma degli accessi comportò un drastico incremento degli iscritti, saliti fino a 13.943 al 1969-70, aumento che poneva esigenze molto diverse rispetto al passato in tutti gli aspetti della vita universitaria e che in particolare rendeva urgente la sistemazione delle Facoltà di Medicina e Farmacia in un campus apposito, che sarebbe dovuto sorgere necessariamente in un’area extraurbana.
Nel quadro regionale, si rileva in questo periodo un’attenzione costante della Regione nei confronti dell’università, che condusse all’instaurazione di uno stretto rapporto di collaborazione tra queste che dura ancora oggi e che spesso ha contribuito a sopperire alle carenze del supporto nazionale.
Nell’incremento del sostegno regionale all’università, in questo contesto fu particolarmente importante la figura del democristiano Paolo Dettori, alla cui attività di assessore all’Istruzione e al Lavoro e poi Presidente di Giunta va in gran parte il merito della legge 26 dell’11 ottobre del 1971, tappa fondamentale nel contesto dell’intervento regionale a sostegno dell’università, cui si devono ricondurre sia il completamento della costruzione delle Case dello Studente, che i consistenti aiuti agli studenti del cosiddetto presalario.
Durante questo periodo, ebbe finalmente avvio la soluzione della precaria situazione degli spazi, venutasi a creare per le Facoltà di Medicina e Farmacia con il costante aumento degli iscritti. Il 15 ottobre 1970 venne approvato dal Cda dell’Ateneo il bando di concorso per la sistemazione urbanistica della nuova cittadella universitaria di Monserrato, frutto di un lavoro iniziato sotto il rettore Peretti attraverso il confronto con le istituzioni politiche e in particolare i Comuni di Cagliari, Sestu e Selargius.
Il progetto avrebbe visto l’impegno dei successori del rettore Peretti, i rettori Alberto Boscolo, e Giuseppe Aymerich, docente di Meccanica razionale eletto nel 1974, cui si deve l’acquisizione dell’area di Monserrato, e soprattutto di Duilio Casula, docente di Medicina del lavoro designato nel 1979, che diede il contributo più importante per l’effettiva messa in cantiere dell’opera negli anni Ottanta.
Rettore Casula posa la prima pietra a Monserrato
Per il rettore Peretti si trattava del primo passo verso la risoluzione della difficile situazione generatasi con l’importante aumento della popolazione studentesca. Per far fronte alle esigenze immediate, il Cda aveva inoltre preso diverse misure d’urgenza attraverso lo stanziamento di 250 milioni, di cui 35 per locazioni e 221 per interventi di ristrutturazione e adattamento. Tra questi, l’affitto di locali in via Pessina per la Facoltà di Farmacia, dell’Istituto per l’infanzia in viale fra’ Ignazio per il polo giuridico, interventi nel polo di Sa Duchessa per Biologia e il settore umanistico e la ristrutturazione del Palazzo delle Scienze e del Palazzo degli Istituti biologici della Facoltà di Medicina di via Porcell.
Con il D.P.R 382/1980 veniva attuato il riordinamento della docenza universitaria, i docenti vennero inquadrati in due «fasce di carattere funzionale, con uguale garanzia di libertà didattica e di ricerca, quella degli ordinari e quella degli associati», poco sotto vi era la figura del ricercatore, che non poteva assumere incarichi d’insegnamento. Si istituiva, inoltre, la nuova figura del dottorato di ricerca e l’organizzazione dipartimentale, quest’ultimo con meno peso rispetto ai progetti passati e per questo costretto a convivere, non senza contrasti, con la facoltà e i corsi di laurea.
Con la Legge 168/1989, si istituì il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. Il nuovo dicastero assunse compiti precedentemente detenuti dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, come la vigilanza sul C.N.R., e dal Ministero della Pubblica Istruzione, dal quale ricevette la direzione generale per l’istruzione universitaria e quella degli organi collegati, come il C.U.N.
Una serie di leggi successive promosse dal ministro Ruberti, primo titolare del dicastero, riformarono gli ordinamenti didattici, consentendo la tripartizione dei titoli (diploma, laurea, dottorato) e le cattedre ai ricercatori. Vennero così cancellate le opere universitarie, mentre le politiche di diritto allo studio vennero affidate alle regioni e alle istituzioni universitarie. In Sardegna, questo portò alla nascita dell’ERSU, Ente Regionale per lo Studio Universitario, costituito come ente autonomo nel 1987, in sostituzione della vecchia Opera Universitaria. L’ente rappresenta un punto di incontro stabile tra Regione e Università, i quali eleggono rispettivamente il presidente e la metà dei componenti del Consiglio d’amministrazione.
Policlinico Universitario 'Duilio Casula'
Alla fine del secolo, vennero portate a termine la riforma dei concorsi e del dottorato di ricerca e si procedette ad una trasformazione degli ordinamenti, accantonando il mai decollato diploma universitario in favore di una formula 3+2 articolata in laurea triennale di primo livello e biennale di secondo, mentre, sul piano ministeriale si assistette all’accorpamento, stavolta de iure dei Ministeri della Pubblica Istruzione e dell’Università, dando vita al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca.
Gli anni Novanta e Duemila per l’Università di Cagliari sono caratterizzati dal lungo rettorato di Pasquale Mistretta, docente ordinario di Urbanistica nella Facoltà di Ingegneria, eletto nel 1991 e rimasto in carica per ben cinque mandati fino al 2009. Tra i risultati conseguiti dall’università durante questo periodo, si deve innanzitutto ricordare il completamento del Policlinico di Monserrato, con lo spostamento della Facoltà di Medicina dalla Clinica Aresu e dal San Giovanni di Dio.
Altri importanti interventi sono rappresentati dalla creazione del Campus di Sa Duchessa, dalla ristrutturazione dell’Orto Botanico, di Palazzo Belgrano e il recupero di Palazzo Cugia, allora destinato alla sede della Direzione ricerca scientifica, poi, insieme al Palazzo Mauriziano, sede della Facoltà di Architettura che vede anch’essa la luce durante il rettorato di Mistretta, nell’anno accademico 2006-2007.
Bibliografia essenziale
- Bonini Francesco, La politica universitaria nell’Italia repubblicana, in Storia delle Università in Italia, I, a cura di Gian Paolo Brizzi, Piero Del Negro ed Andrea Romano, SICANIA, Messina 1999, pp. 425-459
- Colao Floriana, Tra accentramento e autonomia: l’amministrazione universitaria dall’unità a oggi, in Storia delle Università in Italia, I, a cura di Gian Paolo Brizzi, Piero Del Negro ed Andrea Romano, SICANIA, Messina 1999, pp. 287-321
- Rapetti Mariangela, Scroccu Gianluca, Todde Eleonora, L’Università di Cagliari e i suoi rettori, Ilisso Edizioni, Nuoro 2020
Autori: Stefano Carta, Antonio Dettori
Revisione: Elisa Demartini
Fotografie: Beatrice Schivo, Eleonora Todde, Riccardo Zucca
Coordinamento scientifico: Eleonora Todde