Con la bolla Divinas humanasque scientias di papa Clemente XIII, emanata il 12 luglio 1763, venne approvata la restaurazione dell’Università di Cagliari. Ai privilegi di cui l’istituto godeva in seguito alla bolla del pontefice Paolo V, si aggiunsero quelli di cui già beneficiavano le università della Terraferma.
La restaurazione dell’Ateneo di Cagliari rientrava nel riformismo boginiano, ovverosia l’insieme di provvedimenti intrapresi per iniziativa del ministro per gli Affari di Sardegna Giovanni Battista Bogino, il quale, scegliendo in linea prioritaria la riforma del sistema scolastico, ristrutturò anche le istituzioni universitarie.
Costituzioni della Regia Università di Cagliari (1764)
Le Costituzioni di Sua Maestà per l’Università di Cagliari, revisionate a Cagliari nel febbraio 1764 da una commissione formata da viceré, reggente, arcivescovo e due giudici della Reale Udienza, vennero emanate a Torino il 28 giugno dello stesso anno e confermarono le nuove prerogative dell’università. Le Costituzioni presero spunto da quelle precedentemente stilate per l’ateneo piemontese nel 1729 e furono la base per le modifiche delle disposizioni normative del 1772.
Con le Costituzioni il governo dell’Università di Cagliari fu totalmente delegato a un nuovo organismo collegiale il Magistrato sopra gli Studi, composto dall’arcivescovo, dal reggente della Reale Cancelleria, dal giurato capo della città di Cagliari, e dai prefetti delle facoltà, nominati dai medesimi collegi.
Alle riunioni del Magistrato sopra gli Studi partecipavano anche il censore, l’assessore e il segretario. Il censore sostituì il provvisore generale con carica di sei anni; il suo compito era quello di vigilare sul corretto andamento degli studi e sul rispetto delle Costituzioni, nonché sulla corretta amministrazione della segreteria e della tesoreria. L’assessore, nominato su una terna di docenti del collegio di Giurisprudenza, durava in carica per sei anni; i suoi compiti erano quelli di seguire le cause civili e criminali che vedevano coinvolti gli studenti, i membri del corpo accademico e i dipendenti dell’università. Il segretario, infine, aveva il compito di assistere, oltre che alle riunioni e alle attività del Magistrato, anche alle attività dei collegi, ne verbalizzava le riunioni e registrava le deliberazioni, le estrazioni dei trattati, gli esami e le cause del tribunale universitario.
Nelle Costituzioni veniva descritto anche l’ufficio del Protomedicato, cui partecipavano i professori di Medicina teorico-pratica e di Materia medica. Il suo compito principale era quello di ispezionare le botteghe degli speziali, di verificare e tassare i medicinali e di dettare regolamenti sulle attività di medici, chirurghi, speziali e levatrici.
Il Magistrato Sopra gli Studi si impegnava a vigilare sull’esatta osservanza delle Costituzioni, sull’insegnamento di «dottrine sane, non contrarie alla religione, ai diritti del re e della corona» e a mantenere l’ordine nell’università, garantendo «che fra gl’impiegati, e specialmente tra li professori si camminasse in una perfetta intelligenza ed armonia, concorrendo tutti al progresso degli studi». Aveva il compito di inviare annualmente al sovrano una relazione sull’andamento degli studi e sulle varie attività intraprese per il miglioramento degli studi. Questa relazione conteneva, inoltre, i giudizi dei professori in merito a lezioni ed esami, il numero degli studenti frequentanti, l’elenco dei promossi e dei graduati, i nomi di coloro che si erano distinti e i temi estratti a sorte per gli esami.
Relazione del Magistrato Sopra gli Studi (1795-96)
Le riunioni del Magistrato dovevano tenersi almeno tre volte all’anno – all’inizio e alla fine dell’anno accademico e durante le feste di Natale – e nei casi ritenuti necessari. Le tre riunioni obbligatorie si svolgevano nel palazzo dell’università, mentre quelle straordinarie presso quello arcivescovile o in casa del reggente della Reale Cancelleria.
All’inaugurazione dell’anno accademico, il Magistrato sopra gli Studi riceveva il giuramento dei professori e dei dottori dei collegi, che si impegnavano a osservare le Costituzioni, a seguire il metodo indicato e ad essere imparziali nei confronti degli studenti.
Le facoltà dell’Università di Cagliari nel 1764 erano Teologia, Filosofia e Belle Arti, Medicina e Leggi, oltre la scuola di Chirurgia. Fin dal principio, la lingua ufficiale delle lezioni fu il latino, ad eccezione del corso di Chirurgia che, fin dal 1759, venne tenuto in italiano per rendere più fruibile e pratico l’insegnamento. Nel 1822 si ammise l’italiano anche per il corso di Anatomia, nel 1826 per Chimica, nel 1836 per Storia naturale, nel 1839 per Matematica e Fisica. L’obbligo del latino persistette fino al 1842 in discipline quali la Logica, l’Etica e le materie teologiche e giuridiche.
Regie Patenti dell’Università di Cagliari (1842)
Nel 1842, con la promulgazione delle Regie Patenti, furono aggiunte nuove cattedre in tutte le facoltà e fu vietato ai docenti l’esercizio di professioni che potessero interferire con l’attività universitaria.
Le novità più importanti furono il ripristino della carica del rettore e, a seguito della “perfetta fusione” – l’unione effettiva della Sardegna con gli stati di Terraferma e la conseguente uniformazione del sistema legislativo – la sostituzione del Magistrato sopra gli Studi con il Consiglio Universitario.
La soppressione dell’organo collegiale fu decretata con Regio Decreto del 30 novembre 1847, ma una norma transitoria prevedeva, per consentire il passaggio di poteri e la regolare chiusura dell’anno accademico, che dovesse operare fino al 1° maggio 1848.
Bibliografia essenziale
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- Barbarossa Stella, Todde Eleonora, La Facoltà di Belle Lettere e Filosofia nell’Archivio Storico dell’Università di Cagliari. Sezione seconda (1848-1900), Grafica del Parteolla, Dolianova 2018
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Autore: Francesco Lecca
Revisori: Stella Barbarossa, Elisa Demartini, Antonio Dettori
Grafici: Elisa Demartini
Fotografie: Stella Barbarossa, Beatrice Schivo
Coordinamento scientifico: Eleonora Todde