Carboni Francesco
Carriera studente
Revisore/i: Todde Eleonora
Carriera docente
Francesco Carboni nacque a Bonnanaro da Lorenzo e Maria Marongiu. Fu un valente letterato, fra i più apprezzati poeti latini che l'Italia abbia tra la fine del XVIII secolo e i primi del XIX, per cui fu giustamente chiamato il Catullo di Sardegna.
Carboni apprese i primi rudimenti grammaticali e retorici presso il collegio gesuitico di Sassari. Nel 1763 entrò nell'Ordine gesuitico e fu assunto come insegnante di Latino nelle classi inferiori delle scuole gesuitiche, fino a che venne mandato a Cagliari con l'incarico di insegnarvi la Retorica. Rientrato a Sassari, compì gli studi universitari nell'università di quella città, dedicandosi al Diritto civile e canonico, ma abbandonò gli studi prima di conseguire la laurea. Nel 1773 fu sorpreso dalla soppressione dell'Ordine. Si fece tuttavia sacerdote, e scelse di concentrarsi interamente allo studio della Letteratura. Insegnò Grammatica e Retorica prima ad Alghero poi, avendo acquisito fama di ottimo istitutore, fu chiamato a Cagliari.
Il 4 marzo 1779 lesse una orazione de coraliis nella Regia Università di Cagliari, e fu onorato delle insegne di dottore del collegio di Filosofia e Belle Arti. Nell'ateneo cagliaritano ottenne il titolo e grado di professore di Eloquenza latina il 12 febbraio 1788, tanto per la sua singolare dottrina ed erudizione, quanto per i suoi meriti "che già da dodici anni stava facendosi nella qualità di professore di retorica, ed anche di vice prefetto, e poi di prefetto delle scuole inferiori".
La pratica dell'insegnamento letterario fu interrotta nel 1792, poiché su di lui si addensarono sospetti di sentimenti filofrancesi (e di eterodossia), dai quali l'abate volle pubblicamente scagionarsi andando a Torino per riferire di persona al re sul suo comportamento come insegnante e come sacerdote. Sciolto da ogni accusa, Carboni preferì rimanere nel continente ed intrecciò una vasta rete di relazioni culturali.
Fu uno dei più conosciuti verseggiatori in latino del Settecento, acclamato da tutta l’Italia letteraria. Il 28 aprile 1807 fu aggregato all'Accademia italiana su proposta del Solari, del Cerati e del Cesarotti. Assicuratosi continui rapporti epistolari con i letterati della penisola, in vecchiaia ritornò in Sardegna, dove si stabilì, ormai celebre, non lontano dal paese natale, a Bessude. Quando Pio VII lo invitò a Roma per affidargli il Segretariato Pontificio delle lettere latine, con umiltà rifiutò l’incarico e preferì continuare a vivere nella quiete di Bessude. Non abbandonò la tranquilla esistenza del paesino nemmeno quando l’ordine dei Gesuiti fu ricostituito nel 1814. Morì a Bessude il 22 aprile 1817. Le sue spoglie mortali furono sepolte nella chiesa parrocchiale di S. Martino.
La produzione del Carboni fu abbondante, comprendendo il poema sacro e il carme descrittivo, la poesia didascalica e l'elegia. Raffa Garzia ha pubblicato in Un poeta latino del Settecento, F.C., un elenco di oltre 70 opere. Tra quelle principali:
- De sardoa intemperie libelli duo, 1772
- La sanità dei letterati, poemetto, 1774
- Sonetti anacreontici, 1774
- Poesie italiane e latine, 1774
- Coltivazione della rosa, poemetto, 1776
- In adventu Victorii Philippi Melani antistitis caralitani carmen, 1778
- Carmina nunc primum edita, 1776
- Selecta carmina ad tyronum latinae poeseos cultorum captum accomodatiora, 1779.
- Carboni, Francesco, in La Grande Enciclopedia della Sardegna, a cura di F. Floris, vol. II, Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A., Sassari 2007, pp. 346-347
- P. Martini, Biografia sarda, vol. I, Reale Stamperia, Cagliari 1837, pp. 256-274
- P. Meloni Satta, Tutti i giorni della Sardegna, a cura di Manlio Brigaglia, vol. II, Carlo Delfino Editore, Sassari 2006, p. 275
- P. Tola, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, vol. I, Tip. Chirio e Mina, Torino 1837, pp. 172-180
- Archivio Storico dell'Università di Cagliari, Regia Università degli Studi di Cagliari, Sezione I, s. 1.5 Patenti di nomina, b. 13, n. 1, cc. 127v-128r; ivi, s. 2.1.1 Aggregazioni, b. 47, n. 1, cc. 18.
Revisore/i: Todde Eleonora