Riforme sabaude

Nel febbraio del 1720, a seguito della guerra di successione spagnola, Vittorio Amedeo II di Savoia divenne re di Sardegna. Al loro arrivo i piemontesi si ritrovarono a dover governare un’isola che presentava una situazione economica, amministrativa e culturale tutt’altro che florida. Le lingue parlate erano il sardo, adoperato nella quotidianità, e il castigliano, utilizzato nell’amministrazione.

In questo contesto, anche l’università cagliaritana stava vivendo un periodo di profonda decadenza, priva di mezzi finanziari e di una sede adeguata: alcune aule fungevano da granai e le lezioni si svolgevano in maniera saltuaria. I corsi erano affidati ad insegnanti gesuiti, scolopi e domenicani. Il re Vittorio Amedeo II, dovendo risolvere urgenti problemi di politica interna ed estera dell’isola ed essendo impegnato nel riordinamento dell’università torinese, trascurò le condizioni delle università sarde.

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Libro de grados (1754-1757)

Libro de grados (1754-1757)

Sarà il successore Carlo Emanuele III a intraprendere una politica di miglioramento dei due atenei isolani, in primo luogo di quello cagliaritano. Il 13 gennaio 1755 il sovrano, rivolgendosi al viceré conte Battista Cacherano di Bricherasio, dispose la nomina di una commissione incaricata di verificare le condizioni dello Studium Generale, la quale avrebbe dovuto avanzare le necessarie proposte di riorganizzazione. Tale commissione era composta dallo stesso viceré, dall’arcivescovo di Cagliari Giulio Cesare Gandolfi, dal reggente Paolo Michele Niger e dai giudici della Reale Udienza Francesco Ignazio Cadello e Ignazio Arnaud.

Il 26 maggio dello stesso anno venne presentata al sovrano la relazione finale dei lavori che evidenziava la profonda decadenza in cui versava l’ateneo cagliaritano. Per risolvere tale situazione, la commissione avanzò diverse proposte: la limitazione delle spese attraverso la riduzione del numero delle cattedre e degli anni di corso previsti per il conseguimento della laurea e l’individuazione dei fondi necessari per il funzionamento dell’istituto. 

Il giudice Arnaud osservava che, per cambiare realmente tale situazione, non bastasse una semplice riforma, ma fosse necessario un intervento profondo sul sistema, in accordo con quanto stabilito per la terraferma. Per coprire le spese necessarie al funzionamento dell’università, il giudice propose di abolire il pagamento di 500 scudi che la città devolveva al convento di San Lucifero e di far versare un contributo anche allo Stamento militare, come già faceva quello reale.

Il cardine del rinnovamento venne individuato nella scelta dei professori, data l’importanza del loro ruolo: si propose che fossero scelti provvisoriamente fuori dall’isola, in attesa che si formassero tra una classe insegnate locale altrettanto valida. Inoltre, si domandava chi avrebbe potuto accettare le cattedre giuridiche e mediche, data l’esiguità degli stipendi.

Contrariamente alla volontà della commissione, Arnaud si oppose alla soppressione delle cattedre di Greco e di Eloquenza italiana, in quanto mediante l’insegnamento della prima era possibile apprendere i rudimenti dell’oratoria, mentre la seconda era indispensabile per ragioni di stato e di buona politica.

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Ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino

Ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino

Il ministro Bogino, a seguito della nomina ad intendente generale, consapevole del fatto che le riforme in Sardegna non fossero procedute in modo lineare e con piena consapevolezza politica, diede avvio ad una decisa azione rinnovatrice poiché riconosceva l’importanza di progettare un intervento adatto al contesto isolano e non progettato a tavolino.

A metà settembre del 1759 fu aperta una scuola di Chirurgia a Cagliari, la cui direzione fu affidata al piemontese Michele Plazza, chirurgo collegiale dell’Università di Torino; nel 1760, venne approvata la deliberazione viceregia per la sospensione dello stipendio a tutti i professori negligenti, che non sostenevano le lezioni.

Mentre Bogino si occupava delle trattative con i padri degli ordini regolari allo scopo di trovare degni professori, l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Natta, e l’arcivescovo di Alghero, monsignor Delbecchi, consapevoli della necessità dell’approvazione papale, portarono avanti le pratiche dirette col pontefice. Le trattative si conclusero il 12 luglio 1763, con la bolla che approvava la restaurazione dell’università: questa attribuì allo Studium cagliaritano la facoltà di conferire gradi in tutte le discipline.

Ai privilegi già conferiti da Paolo V nel 1607 si aggiunsero tutti quelli che già venivano concessi alle altre università piemontesi e iberiche. Le discussioni lasciarono spazio all’elaborazione dei testi normativi, ma non senza difficoltà: infatti, Carlo Emanuele III, rimasto deluso dalla prima bozza che gli fu presentata, definì il testo troppo retorico e tortuoso; anche la seconda redazione, per quanto priva di espressioni artificiose, fu respinta; infine, l’ultima versione, più sintetica e semplice della precedente, venne approvata il 14 giugno 1764.

Il 1° ottobre dello stesso anno il Magistrato sopra gli Studi pubblicò il manifesto per l’apertura, il primo atto pubblico riguardante la vita del nuovo istituto. Il 3 novembre si celebrò l’inaugurazione dell’università, organizzata direttamente da Torino: i membri del corpo universitario si riunirono in una sala dell’arcivescovado e si recarono dal viceré; in seguito si trasferirono nella cattedrale, per assistere alla messa celebrata dall’arcivescovo.

Alla sera tutti i presenti, in ginocchio, prestarono giuramento davanti al viceré. Paolo Maria Oggero, professore di Sacra Scrittura, recitò l’orazione inaugurale, che ripercorreva le tappe significative della storia dell’università, soffermandosi sulle gravi condizioni in cui era caduto l’ateneo prima della restaurazione e sui felici cambiamenti che si erano verificati e ponendo l’attenzione, infine, sui benefici che gli studi avrebbero apportato alle città sarde.

Bibliografia essenziale

Autore: Simone Rubiu
Revisori: Elisa Demartini, Antonio Dettori, Valeria Zedda
Fotografia: Stella Barbarossa
Coordinamento scientifico: Eleonora Todde