Età spagnola

L’Università di Cagliari nacque a seguito di una “gestazione lunga e travagliata”. Il primo passo fu mosso durante il Parlamento Cardona (1542-1543), quando i delegati della città proposero all’imperatore Carlo V di avviare le procedure per l’istituzione di uno Studium generale sardo. Nonostante la risposta positiva del principe reggente Filippo, nulla di effettivo fu fatto.

Nel 1553, durante il Parlamento Heredia, i rappresentanti sardi rinnovarono la richiesta, che rimase inascoltata.
Il 3 marzo 1603, durante il Parlamento Coloma, gli Stamenti domandarono per la terza volta l’istituzione di un’università per la Sardegna e la loro istanza fu finalmente accolta. La scelta della sede ricadde su Cagliari, nonostante anche Sassari avesse mostrato il suo interesse.

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Bolla 1607

Bolla di Paolo V

Soltanto il 12 febbraio 1607, tuttavia, giunse l’approvazione pontificia, con la bolla emanata dal papa Paolo V. Per diverso tempo, però, la situazione continuò a rimanere praticamente immutata, come denunciato, ancora nel 1611, dal visitatore generale del regno Martin Carillo. Nel dicembre del 1619, i rappresentanti sardi si rivolsero al re Filippo III, supplicandolo di rendere operativa l’approvazione del 1603: il 31 ottobre del 1620 arrivò finalmente il privilegio reale di fondazione.

A differenza di quanto previsto nella bolla pontificia, all’arcivescovo di Cagliari venne riservato non più il doppio ruolo di rettore e cancelliere, ma solo quello di cancelliere. Al contrario, il rettore sarebbe stato nominato, ogni tre anni, dai Consiglieri della città, scegliendolo fra gli ecclesiastici laureati in Teologia o in Utroque iure.

Alla fine del 1623 il sovrano impose l’obbligo di compartecipazione finanziaria da parte di tutte le componenti del regno. Secondo quanto previsto dagli accordi, gli Stamenti militare, ecclesiastico e reale avrebbero dovuto versare una somma di 2.000 ducati all’anno per le spese il funzionamento e le spese dell’università. Solo lo Stamento reale adempirà, però, al suo dovere.

Le Costituzioni dell’università, in 40 articoli, furono promulgate il 1° febbraio 1626 dal consigliere capo della città Giovanni Dexart e dai consiglieri civici, e furono modellate sullo statuto dell’Università spagnola di Lleida.
Per volontà del Consiglio civico, furono scelti come protettori dell’università la Vergine Maria Immacolata e tre personalità ecclesiastiche sarde: il papa Ilario I (V secolo), il vescovo di Cagliari Lucifero (III-IV secolo) ed il vescovo di Vercelli Eusebio (III-IV secolo). Tali figure sono presenti, ancora oggi, nello stemma dell’ateneo cagliaritano, insieme a las armas del regno e della città.

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Privilegio di Filippo III

Privilegio di Filippo III

L’università comprendeva quattro facoltà: Teologia, Medicina, Leggi e Canoni e Filosofia e Arti. Il corpo accademico era costituito da 54 membri fra cattedratici, giunte di facoltà e collegi dei dottori; questi ultimi avevano il compito di bandire i concorsi per l’assegnazione delle cattedre. Per ovviare al problema del corpo docente, la città di Cagliari si rivolse alla Compagnia di Gesù, raggiungendo un accordo il 3 agosto del 1626.

Come accadeva presso molti altri atenei europei, anche quello cagliaritano godeva del privilegio del foro ed era, dunque, svincolato dalla giurisdizione ordinaria e dotato di un proprio tribunale.

La vita nell’Università fu segnata, fin dai suoi esordi, da gravi crisi istituzionali e organizzative. Il maggior problema che afflisse l’ateneo cagliaritano risultò essere la cronica insufficienza di risorse economiche, dovuta specialmente all’inadempienza dello Stamento militare ed ecclesiastico nel versare i contributi pattuiti.

Nella seconda metà del secolo, due avvenimenti sconvolsero il sistema universitario della città di Cagliari: la terribile epidemia di peste che colpì la Sardegna fra 1652 e 1657 e l’incameramento delle rendite di tutte le università del regno catalano-aragonese, imposto dal sovrano Carlo II nel 1682. Il degrado fu tale che alcuni fra i locali dell’università furono addirittura adibiti a magazzino per il grano e all’alloggiamento delle truppe.

Allo scorcio del secolo, l’ateneo cagliaritano era ormai dismesso e continuò a funzionare soltanto “a singhiozzo”: tra il 1709 e il 1723 i graduati furono in tutto 54, tra il 1727 e il 1732 soltanto 38. Questo è il quadro desolante che trovarono i piemontesi all’indomani della presa di possesso della Sardegna nel 1720.

 

Bibliografia essenziale

Autori: Elisa Demartini, Francesco Pillosu
Revisore: Antonio Dettori
Grafici: Elisa Demartini
Coordinamento scientifico: Eleonora Todde