Spanedda Antonio
Carriera studente
Revisore/i: Todde Eleonora
Carriera docente
Figlio di Giuseppe, sottufficiale di cavalleria, e Marianna Bagella Garau, nacque a Pinerolo; rimasto orfano di padre a soli cinque anni, nel 1912 ritornò con la madre a Sassari, dove frequentò le scuole elementari e il primo anno di ginnasio. Si trasferì a Cagliari nel 1917, dove completò gli studi e si laureò in Medicina e Chirurgia. Iniziò subito a lavorare come medico condotto di Meana, ma dopo pochi anni, il 29 ottobre 1935, il professore Giuseppe Brotzu lo chiamò come assistente provvisorio di Igiene batteriologia. Il 1° marzo 1938, vinse il concorso e divenne effettivo; con Decreto Regio di abilitazione 14 febbraio 1939 conseguì la libera docenza in Microbiologia. Lo stesso Brotzu così scrisse nel 1940:
«Il prof. Antonio Spanedda, aiuto dell’Istituto di Igiene, ha continuato nell’anno accademico 1938-39 nella sua lodevole attività che aveva dimostrato già negli anni precedenti, sia nel campo scientifico che in quello didattico. Dal punto di vista scientifico egli si è interessato ai seguenti argomenti ed i risultati di queste ricerche sono stati pubblicati o sono in corso di stampa presso varie riviste, secondo quanto si indica: Uretriti da enterococco, Il Dermosifilografo 1939, n. 3; Stabilità dei tipi biochimici del b. typhi, Boll. Sez. It. Soc. Intern. Microb.; Tipi biochimici di b. typhi isolati a Cagliari nel 1938, Rassegna Medica Sarda; Infezioni da p. tifo in provincia di Cagliari nel 1938, Annali d’Igiene; Tipi di anofelini in provincia di Cagliari, Rassegna medica Sarda; Sulla bacillemia tubercolare, Giorn. Batteriologia e Immunologia. L’attività didattica è stata pure notevole sia nello svolgimento del Corso di Microbiologia che nel Corso di Igiene pratica per Ufficiali sanitari; egli ha dovuto anche sostituirmi nell’insegnamento del Corso ufficiale di Igiene sempre che ho dovuto assentarmi per ragioni d’ufficio. Nell’attività analistica non indifferente dell’Istituto la sua opera è stata pure degna di nota e si fa rilevare che questa attività viene spesso svolta a favore di Istituti clinici universitari che si rivolgono al laboratorio da me diretto per indagini che loro interessano. Ritengo pertanto che il prof. A. Spanedda abbia ben meritato nello anno accademico testé finito una ricompensa come premio di rendimento».
Subito dopo la seconda guerra mondiale, Spanedda riprese l’attività accademica e di ricerca; è del 1945 la scoperta del principio attivo delle cefalosporine. Successivamente, Spanedda prese il posto del suo maestro nella direzione dell’Istituto di Igiene e Microbiologia, ricoprendo anche la titolarità dell’insegnamento di Microbiologia fino al pensionamento, avvenuto nel 1977.
Nell’Italia del primo e secondo dopoguerra, le epidemie di tifo, paratifo e salmonellosi erano molto frequenti. Queste si verificavano soprattutto nelle città molto popolose in cui gli impianti fognari erano inesistenti o altamente sottodimensionati. Il professore Giuseppe Brotzu e il suo collaboratore Antonio Spanedda notarono però che la città di Cagliari, che contava allora più di 100.000 abitanti, faceva eccezione a questa regola. In particolare, nonostante un impianto fognario altamente inefficiente con scarico nelle acque del porto, dove era usanza comune fare il bagno nei mesi estivi e non, nessuna epidemia si era ancora scatenata. Nel 1945, nel corso delle loro analisi di laboratorio sulle acque del porto sardo, notarono la presenza di un microorganismo in grado di inibire la crescita di buona parte dei batteri che si tentava di coltivare, inclusi quelli patogeni.
Si trattava di un micete che formava delle colonie «color ocra con tonalità di rosa», riconosciuto allora come Cephalosporium (attualmente denominato Acremonium). Iniziarono così le ricerche per identificare il prodotto responsabile di tale attività e si riuscì ad isolare una sostanza che venne battezzata "Micetina Brotzu", che Spanedda e Brotzu testarono con successo su loro stessi prima, e sui loro pazienti poi, per validarne l’affidabilità e l’attività antibatterica.
Nonostante l’importante scoperta, nessun fondo venne stanziato dallo Stato italiano, costringendo i ricercatori sardi a rivolgersi a laboratori e studiosi d’oltralpe. In particolare, si avvalsero della collaborazione di due britannici di grande esperienza, Howard Florey ed Edward Panley Abraham, che già anni prima avevano collaborato alla produzione della penicillina.
La buona fede dei ricercatori sardi venne però mal riposta. Dalla Micetina Brotzu vennero isolate ben tre sostanze ad attività antibatterica, poi denominate Cefalosporina C, N e P.
Abraham isolò e purificò la Cefalosporina C, notando la sua resistenza alle β-lattamasi batteriche rispetto agli altri composti, ne modificò la struttura aumentandone ulteriormente lo spettro d’azione e la brevettò a suo esclusivo nome, rassicurando Brotzu sull’aver incluso anche lui nel brevetto. Il passo successivo fu la fruttuosa produzione e vendita del primo antibiotico ad uso commerciale della classe delle cefalosporine, il “Cefatolin”, da parta della Eli Lilly and Company nel 1964.
Fu solo nel 1971 che a Giuseppe Brotzu vennero riconosciuti i meriti per l’importante scoperta, merito suggellato dal conferimento della laurea ad honorem in Scienza da parte dell’Università di Oxford.
I suoi lavori, infatti, hanno aperto la strada alla scoperta di un’intera classe di antibiotici β-lattamici, attivi su un ampio spettro di batteri. Attualmente, esistono ben 5 generazioni di cefalosporine che presentano differenti spettri di azione, livelli crescenti di resistenza alla degradazione da parte delle β-lattamasi e sono tutt’ora impiegate con successo nelle terapie antibiotiche; basti pensare che rappresentano un’arma importante nell’ardua lotta contro l’MRSA (Methicillin-resistant Staphylococcus aureus).
La carriera di Spanedda si arrestò durante il secondo conflitto mondiale a causa della chiamata alle armi: nel 1941 si imbarcò come ufficiale medico sulla nave ospedale Virgilio e nel 1943 fu assegnato all’ospedale della Marina a Cagliari. Il 6 settembre 1945 fondava il primo nucleo del fronte dell’Uomo qualunque.
Nel 1979, dopo essere rimasto vedovo molto giovane e pur avendo cinque figli, il professor Spanedda abbracciò la carriera ecclesiastica.
- B. De Muro, Microbi e giganti. Spanedda, padre, scienziato, maestro, Cabu Abbas, Thiesi 2018
Revisore/i: Todde Eleonora