Capitini Aldo
Carriera docente
Studia Lettere e filosofia all’Università di Pisa, laureandosi nel 1928. Nel 1929 ottiene un diploma di specializzazione alla Normale di Pisa con un lavoro su Giacomo Leopardi. Intanto i suoi interessi di studio iniziano a orientarsi verso la filosofia. Kant e Mazzini gli forniscono le basi teoriche sulle quali fondare il proprio antifascismo e le istanze antidogmatiche e anti ecclesiastiche. Nel 1930 viene nominato segretario della Normale di Pisa. Nel 1944 crea il primo Centro di orientamento sociale (COS) in una Perugia appena liberata. Nel 1946 riceve il primo incarico di insegnamento di Filosofia morale nella Facoltà di Lettere e filosofia della Normale. Nel settembre 1956 vince il concorso per la cattedra di Pedagogia all’Università degli Studi di Cagliari, che lascia nel 1965 per un incarico all’Università di Perugia.
Di difficile inquadramento disciplinare, l’attività di ricerca di Capitini si muove tra la filosofia e la teologia, come emerge dalle sue opere. Se Elementi di un’esperienza religiosa (1937), Saggio sul soggetto della storia (1947), La compresenza dei morti e dei viventi (1966), hanno un robusto impianto teorico, Capitini si occupa anche di politica attraverso un approccio più pragmatico e calato nella realtà storica che si trova a vivere (si vedano, tra gli altri, Discuto la religione di Pio XII del 1957 e L’obiezione di coscienza in Italia del 1959). La dimensione pratica, e spesso polemica, dei suoi scritti e la tensione morale e la ricerca filosofica si incontrano in opere quali Il problema religioso attuale (1948), Religione aperta (1955) e Le tecniche della nonviolenza (1967), nei quali si intrecciano storia, filosofia e teologia.
L’obiettivo del percorso di ricerca di Capitini non si pone nella fondazione di una nuova corrente filosofica, ma in una radicale riforma religiosa e sociale. Da Croce riprende l’idea che la storia è la creazione continua degli uomini ma del crocianesimo rifiuta l’interpretazione della relazione tra storia e politica così come l’immanentismo del suo umanesimo. Riprende elementi di Kant, Leopardi e Foscolo, che fa propri senza intenzione di accettarli strutturalmente e in toto. Non è un idealista e di Croce e Gentile riprende gli elementi utili per la costruzione di una riforma sociale da attuarsi nell’immediatezza del tempo nel quale si trova a vivere. In campo religioso parte dall’assunto della compresenza di bene e male e ritiene che l’eliminazione del male e la fondazione di una società che si regge su valori positivi passi attraverso un’esperienza religiosa collettiva condivisa nello spazio pubblico. Per Capitini l’esperienza religiosa non vissuta socialmente e nella sfera pubblica corrisponde a una superstizione. Il suo pensiero di difficile catalogazione secondo i parametri di “religiosità” e “laicità” lo porta a definirsi “libero religioso”. Gandhi rimane un punto di riferimento per la connessione tra sfera spirituale e sfera politica. L’esperienza religiosa è anche al centro del pensiero pedagogico di Capitini, secondo il quale la questione educativa è strettamente connessa al mutamento sociale e alla trasformazione interiore. Nella filosofia di Capitini, il processo educativo è alla base della riforma sociale e religiosa e non coincide con la mera istruzione.
Nel 1931 inizia l’attività propagandistica relativa all’opposizione al fascismo aderendo al metodo gandhiano della non violenza. Nel 1933 rifiuta di prendere la tessera del partito fascista e per questa ragione viene espulso dalla Normale. Tornato a Perugia impartisce lezioni private e continua la sua azione politica. Frequenta Norberto Bobbio, Pietro Calamandrei, Leone Ginzburg, mentre con Walter Binni e Guido Calogero dà vita al movimento liberalsocialista, attivo dal 1937 al 1943. Per il suo impegno politico tra il 1943 e il 1943 viene arrestato due volte, prima a Firenze e poi a Perugia. La scelta del non violenza lo porta a non aderire al Partito d’Azione (emanazione del movimento liberalsocialista) e alla Resistenza. In questi anni si occupa di promuovere la pace e la libertà religiosa, fondando, nel 1948, il Movimento di religione. Attraverso il COR (Centro di orientamento religioso) promuove il vegetarianismo, la non violenza e il dialogo interculturale, mentre critica sistematicamente le politiche del Vaticano. Nel 1949 inizia la battaglia per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Il 24 settembre 1961 organizza la prima marcia per la pace tra i popoli (Assisi-Perugia).
- L. Scirollo, Capitini, Aldo, in Dizionario Biografico degli Italiani, IV Appendice, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 1978, ad vocem
- Archivio Storico dell'Università di Cagliari, Università degli Studi di Cagliari, s. Fascicoli del personale, Capitini Aldo
Revisore/i: Todde Eleonora