Angioy Giovanni Maria

Data di nascita
Luogo di nascita
Bono
Data di morte
Luogo di morte
Parigi

Madre
Arras
Margherita
Padre
Angioj
Pier Francesco

icona Carriera studente

Facoltà
Giurisprudenza
Anno accademico di licenza
1771-1772
Anno accademico di laurea
1771-1772
Carriera

Conseguì il baccellierato nel 1769-1770.


Autore/i: Zedda Valeria
Revisore/i: Todde Eleonora
Aggiornamento scheda: 2020-10-28

icona Carriera docente

Data inizio carriera
1773
Data fine carriera
1776
Facoltà
Giurisprudenza
Insegnamenti
Istituzioni civili; Jus civile II; Jus civile I
Biografia

Don Giovanni Maria Angioy nacque a Bono il 21 ottobre 1751 dai nobili Pier Francesco e Margherita, che morirono poco dopo la sua nascita. Si occupò di lui il fratello della madre, il sacerdote don Taddeo Arras, che fu anche il suo primo maestro di grammatica. Per gli altri insegnamenti di Lingue e di Belle arti fece invece riferimento ai padri mercedari presso la loro scuola, nella chiesa-convento della Vergine della Mercede, che, dopo la chiusura del convento decretata dal ministro Bogino nel 1776, diventò di San Raimondo.
Continuò gli studi presso il collegio Canopoleno e poi all’Università di Sassari, ottenendo ottimi risultati e suscitando l’ammirazione dei suoi stessi professori. Nonostante l’inclinazione per la vita religiosa, fu mandato dallo zio Taddeo a proseguire gli studi presso l’Università di Cagliari, dove conseguì la laurea in Utroque Iure nel 1771.
A Cagliari intraprese la pratica forense presso lo studio dell’avvocato Salvatore Nieddu Minutili, zio della madre, ma, dopo un breve periodo di libera professione, Angioy si dedicò all’insegnamento universitario, infatti chiese di essere aggregato alla facoltà giuridica dell'ateneo cagliaritano nonostante non fossero ancora trascorsi i tre anni dalla laurea previsti dalle norme universitarie.
La sua carriera accademica fu rapida: fu aggregato al collegio di Leggi nella Regia Università di Cagliari il 18 dicembre 1771 e, a seguito delle dimissioni di Saturnino Cadello, il 9 settembre 1773 fu nominato alla cattedra di Istituzioni civili, con lo stipendio di 100 scudi sardi. Quando l'avvocato Luigi Tiragallo fu destinato all'impiego di vice intendente generale del Regno, Angioy si presentò al concorso per la seconda cattedra di Digesto, ottenendo la nomina il primo giugno 1776, con lo stipendio annuo di 150 scudi sardi, cessando così l'insegnamento di Istituzioni civili, che passò al professore Giambattista Lostia. Qualche msese dopo, con nomina del 19 ottobre 1776, fu promosso alla prima cattedra di Digesto, in vece del professore Francesco Ignazio Casazza passato ad altro impiego.

Carriera extra accademica

Fu giudice della Reale Udienza e di assistente del reggente la Reale Cancelleria. La docenza universitaria fu, secondo le consuetudini del tempo, un trampolino di lancio per salire ai vertici della magistratura: fu dapprima coaggiunto nella Sala Civile, uno dei due rami della Reale Udienza, il massimo organizmo giudiziario dell'Isola. Intanto il 13 giugno 1781 si sposò con Anna Belgrano, che gli portò in dote 60.000 scudi, pari a 150.000 lire sarde, una somma ragguardevole per quei tempi.
Anche ai ranghi della magistratura bruciò le tappe: nel 1786 divenne sostituto avvocato fiscale; nell'agosto 1789 ottenne le regie patenti che gli conferivano il posto nel secondo ampo della Reale Udienza, la Sala Criminale. Tra la fine del 1789 e gli inizi dell'anno successivo si dedicò alla coltivazione del cotone e dell'indaco, materie prime poi trasformate in una sua manifattura che produceva guanti, coperte, calze e berretti In entrambi i campi ottenne risultati eccellenti anche se non duraturi. Lo slancio e l'entusiasmo di quegli anni furono attenuati dalla morte della moglie, avvenuta il 9 dicembre 1791, che lo aveva reso padre di tre figlie.
In occasione dell’attacco della Francia e della comparsa della flotta nemica nel golfo di Cagliari (inverno 1792-1793), non partecipò direttamente alle operazioni militari ma raccolse dai privati le offerte per la difesa di Cagliari e si occupò della sistemazione delle milizie del Goceano arrivate in città sotto il comando dello zio, Taddeo Arras. Nell’agosto del 1794 venne inviato in missione ad Iglesias con tanto di scorta, a causa delle proteste della popolazione locale per la mancanza del grano. Angioy, oltre a dare disposizioni sugli approvvigionamenti e per l’istituzione di un corpo di barracelli (corpo di guardie private per la repressione e la prevenzione della delinquenza rurale in Sardegna), cercò di regolarizzare le modalità di riscossione del donativo. Nel Capo di sopra era intanto in corso l’agitazione antifeudale e gli Stamenti proposero al viceré Vivalda di nominarlo Alternos con l’incarico di ristabilirvi l’ ordine. Con questa nomina egli diventò, quanto ad autorità, secondo soltanto al viceré. Il 3 febbraio 1796 la proposta fu accolta e gli furono conferite le patenti di Alternos.
Il 13 febbraio 1796 partì alla volta di Sassari insieme al parroco di Torralba, Francesco Sanna Corda ed altri. Prima di arrivare a destinazione, fermatosi in diversi villaggi, mise fine agli abusi, fece scarcerare diversi innocenti detenuti, mise pace tra famiglie in discordia. Il 28 febbraio 1796 fece il suo ingresso trionfale a Sassari e fu accompagnato dalla popolazione al Duomo, dove i canonici intonarono il “Te deum” di ringraziamento e le campane suonarono a festa. Nel sassarese, la sua propaganda antifeudale incontrò grandi consensi, tanto che i rappresentanti di molte comunità lo invitarono a visitare i loro villaggi per accertarsi degli effettivi problemi sociali esistenti. Angioy decise quindi di assentarsi da Sassari per 5-6 giorni per visitare i villaggi e ne diede notizia al viceré; affidò il governo di Sassari ai suoi sostenitori, il vice intendente Fois e gli avvocati Mundula, Fadda, Solis e Sotgia, e il 2 giugno partì da Sassari accompagnato dal segretario della Reale Governazione, Giovanni Mossa, dal notaio Stanislao Delogu e dall’assessore avvocato Domenico Pinna. A Cagliari si iniziò a sospettare che egli avrebbe avuto l’intenzione di raccogliere gente armata e marciare quindi su Cagliari per instaurarvi la Repubblica. Il viceré Vivaldail il 7 giugno lo rimosse da alternos e assegnò al giudice della Reale Udienza, don Giuseppe Valentino, l’incarico di procedere contro l’Angioy, Mundula, Fadda e gli altri capi dell’insurrezione accusati di voler cambiare l’assetto politico del Regno.
Gli Stamenti istruirono subito un processo contro di lui, accusandolo di lesa maestà, e il viceré, dal canto suo, ordinò la completa repressione del movimento democratico. Il 16 giugno 1796 partì con degli amici da Porto Torres e raggiunse Genova, da dove si spostò successivamente in diverse città italiane spingendosi fino a Castiglione, dove sperava di incontrare Napoleone che non volle però riceverlo perché, dopo la pace di Parigi (15 maggio 1796), la Francia non aveva più nessun interesse ad occupare la Sardegna. Nell’ottobre 1796 il re Vittorio Amedeo III morì e gli succede il figlio Carlo Emanuele IV che, per chiarire la situazione dell’isola e dell’Angioi stesso, decise di invitarlo a Torino, garantendogli la libertà e offrendogli i soldi per il viaggio. L’Angioj sperava di recarsi a Torino per ottenere l’abolizione definitiva del feudalesimo ed era ancora sicuro delle sue idee e che esse avrebbero garantito un avvenire migliore per la Sardegna. A Torino egli incontrò l’avvocato fiscale del Supremo Consiglio di Sardegna, Luigi Cappa, che lo invitò a soggiornare a Casale, in attesa delle decisioni del re. Qui l’Angioy avrebbe messo per iscritto un suo memoriale difensivo molto efficace. Resosi però conto di non avere buone possibilità e venuto a conoscenza di un complotto contro la sua vita, abbandonò furtivamente Casale e si recò in Francia dove si schierò definitivamente dalla parte dei francesi. Si spense a Parigi il 22 marzo 1808, ospite nella casa della vedova Dupont.

Riferimenti bibliografici
  • R. De Felice, Angioj, Giovanni Maria, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 3, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1961, ad vocem
  • D. Scano, La vita e i tempi di Giommaria Angioy, Edizioni Della Torre, Cagliari 1985
  • E. Verzella, L'Università di Sassari nell'età delle riforme (1763-1773), Centro interdisciplinare per la storia dell'Università di Sassari, Sassari 1992

 

Riferimenti archivistici
  • Archivio Storico dell'Università di Cagliari, Regia Università degli Studi di Cagliari, Sezione I, s. 1.5 Patenti di nomina, b. 13, n. 1, cc. 74r-75r, 84v-85v, 91v-92v; ivi, s. 2.1.1 Aggregazioni, b. 47, n. 1, cc. 8; ivis. 2.2 Concorsi per l'assegnazione delle cattedre, b. 52, n. 1, pp. 22-27, 47

Autore/i: Barbarossa Stella, Cogoni Laura, Todde Eleonora
Revisore/i: Todde Eleonora
Aggiornamento scheda: 2021-01-30