Facoltà di Lettere e Filosofia

La Facoltà di Lettere e Filosofia nacque inizialmente come Filosofia e Arti nel 1620 e fu riconfermata nel 1764; il ramo filosofico-letterario divenne inattivo dal 1866. La facoltà fu infine ristabilita nel 1923 con la riforma Gentile.

Le Costituzioni del 1764 decretarono che il collegio di Filosofia e Arti venisse distinto dagli altri e che avesse come requisito di aggregazione il decorso di due anni dalla laurea, una votazione preliminare di gradimento del collegio e una pubblica disputa di tre ore sopra sei punti estratti a sorte un mese prima, alla presenza di sei dottori collegiati.
I professori di Filosofia poterono, tuttavia, essere aggregati al collegio della facoltà nella quale si erano laureati senza l’obbligo di dover sostenere alcun esame; a differenza di quelli non laureati che risultavano semplicemente “incorporati” al collegio. Solo con alcune disposizioni del 1837 venne stabilito un esame di aggregazione, per garantire maggior lustro e prestigio alla Facoltà di Filosofia e Belle Arti. 

Nei primi anni dopo la rifondazione furono impartite lezioni di Logica e Metafisica, Aritmetica e Geometria nel primo anno; Fisica sperimentale ed Etica nel secondo. Il corso filosofico aveva la durata di due anni, conclusi i quali si effettuava l’esame di Magistero, che verteva sulle materie di studio e permetteva l’accesso al titolo di Maestro d’Arti Liberali, livello propedeutico ai successivi gradi accademici. Il percorso filosofico predisponeva lo studente all’apprendimento e all’utilizzo del ragionamento e del raziocinio, per questa ragione fu considerato propedeutico e preparatorio agli altri gradi accademici e alle altre facoltà.

«La finalità dei corsi di Filosofia e Belle Arti non era infatti quella di trasmettere un sistema delle conoscenze definito e compiuto in ogni sua parte, quanto piuttosto di rendere la mente dei giovani ricettiva e duttile rispetto ad una pluralità di prospettive e di saperi con i quali la migliore gioventù si sarebbe dovuta cimentare nei successivi studi specialistici».
In quegli anni, la Facoltà di Filosofia accolse tutte le nuove cattedre che andavano istituendosi: nel 1771 quelle di Eloquenza italiana e latina; l’Etica con il nome di Filosofia morale e una Classe di Matematici che aveva il compito di conferire le patenti di architetto, misuratore e agrimensore. Tuttavia, già a partire dal 1827, la Classe di Matematici venne dichiarata vacante per mancanza di risorse e professori.

Il 1836 segnò un’importante svolta per la facoltà, in quanto venne inserita la Storia naturale tra le materie insegnate nel biennio di Filosofia, mentre nel 1840-1841 le due cattedre di Matematica furono distinte in Matematica e Geometria naturale e Geometria pratica e Agrimensura, rette da due professori differenti. La finalità principale dei programmi dei corsi di Filosofia e Belle Arti risultò quella di formare i futuri docenti e, con gli ordinamenti del 1842, venne inoltre stabilito che di tale facoltà dovessero far parte anche la Logica e la Metafisica, la Matematica Elementare, la Fisica, l’Etica, l’Agricoltura, la Geodesia, l’Architettura, l’Ornato e il Commercio. 

Con la concessione del re Carlo Alberto agli Stati della Terraferma dell’unione “perfetta” alla Sardegna venne sancita la fine del Regnum Sardiniae. Intento principale dei Savoia risultava quello di favorire una completa integrazione della Sardegna con il Piemonte, instaurando all’interno dell’isola gli istituti piemontesi. Nel 1847 fu decretata la fine dell’autonomia sarda: i codici albertini venero diffusi nell’isola e le magistrature sarde furono soppresse ed inserite nell’organismo istituzionale.

L’assetto universitario venne investito da un’ondata di riforme in seguito alla fine del Regnum Sardiniae: in primo luogo il Decreto Boncompagni del 9 ottobre 1848 suddivise la Facoltà di Filosofia e Arti in due facoltà distinte: Belle Lettere e Filosofia e Scienze Fisiche e Matematiche, ciascuna delle quali fornita di un collegio di venti dottori aggregati. La Facoltà di Belle Lettere e Filosofia fu a sua volta articolata in due classi: una di Lettere e una di Filosofia; a quest’ultima appartenevano i professori di Etica, Logica, Filosofia speciale e Storia della Filosofia, in aggiunta a dieci dottori collegiati. Il regolamento disciplinare dell’università prescrisse, inoltre, che chiunque desiderasse intraprendere un corso di studi in una delle facoltà presenti avrebbe dovuto conseguire il grado di Magistero.

La legge promulgata dal ministro Casati il 13 novembre 1859 riaffermò la distinzione tra facoltà scientifica e letteraria e attribuì all’Università di Cagliari tre professori per la nuova Facoltà di Filosofia e Belle Lettere. Di primaria importanza era il fatto che l’insegnamento non potesse essere dato compiutamente, né potessero venir conferiti i gradi accademici, se non presso l’Università di Torino, l’Accademia di Milano e nell’Istituto Universitario di Chambery. Allo stesso modo, poterono essere mantenuti nell’università solo i dottori aggregati esistenti al tempo della legge, mentre non furono aperti concorsi per nuove aggregazioni al di fuori dell’Università di Torino.

Il Regio Decreto Mamiani del 4 ottobre 1860 stabilì, altresì, che sia l’Università di Cagliari che quella di Genova fossero autorizzate a rilasciare diplomi di Grammatica, (decreto che rimase pressoché privo di applicazione per mancanza di corsi nel primo biennio di Lettere fino al 1863). Fu tuttavia possibile, con l’aiuto di professori straordinari e incaricati, impartire gli insegnamenti dei corsi di Letteratura Italiana e Storia, Grammatica greca e Storia antica. La Facoltà di Filosofia e Belle Lettere aveva, secondo i dettami del decreto del 7 novembre 1860, il compito di accrescere universalmente la cultura scientifica e letteraria della nazione, con un corso della durata di 4 anni e ben dodici insegnamenti: Logica e Metafisica, Filosofia morale, Storia della Filosofia, Pedagogia e Antropologia, Filosofia della Storia, Storia antica, Storia moderna e Arte critica, Archeologia, Letteratura greca, Letteratura latina, Letteratura italiana, Grammatica comparata.

Il 31 marzo 1862, la legge Matteucci ribadì che scopo primario dell’insegnamento nella Facoltà di Filosofia e Belle Lettere fosse quello di formare gli insegnanti per le Scuole secondarie, promuovendo la cultura letteraria e filosofica. La legge stabilì inoltre che nella facoltà potessero venir conferite due lauree distinte: una di dottore in Belle Lettere e l’altra di dottore in Filosofia. Durante l’anno scolastico 1863-1864 venne istituito a Cagliari un corso speciale per gli aspiranti al diploma di Grammatica, che non ebbe tuttavia il successo auspicato a causa della mancanza di studenti: solo un iscritto nel biennio 1864-1866. Dopo il 1866 cessarono del tutto anche le lezioni per mancanza di insegnanti e la Facoltà di Filosofia e Belle Lettere dell’Università di Cagliari venne di fatto “disattivata”.

 

Bibliografia essenziale

Autore: Stella Barbarossa
Coordinamento scientifico: Eleonora Todde